#Cookstock si è concluso, bene, con un buon risultato per
tutti gli organizzatori e, spero, con un gustoso divertimento per il pubblico, anche
quest’anno accorso in abbondanza malgrado le previsioni meteo non ottimali e bollettini
ben più catastrofici di quanto in effetti sia poi piovuto (almeno a
Pontassieve, vista la tragedia di Livorno di domenica mattina).
A Bisarno, in
concomitanza con #cookstock, quindi dallo scorso venerdì, è piombato un clima autunnale,
come se l'estate e i suoi 35 gradi che ci hanno accompagnato per due mesi
fossero caduti improvvisamente in "un abisso orrido immenso ov'ei
precipitando il tutto oblia" (un modo solare per definire la morte secondo
l'allegro Giacomo Leopardi). Sì: è arrivato il freddo. Anche troppo per un
settembre appena iniziato. E noi quattro, con grande piacere, ci stiamo
abituando a una nuova Bisarno, più intima e raccolta, pre-invernale. Vivendoci
dal 3 luglio e avendone vissuto solo giorni di gran caldo, è come un nuovo
trasferimento. Intanto i lavori stanno proseguendo nelle parti esterne, con la
definizione del lastricato dell'aia e dei marciapiedi perimetrali, sempre in
lastre ad opus incertum. Gli alberi autunnali stanno maturando i loro frutti
turgidi, epigonali, espressioni accese e succose, come un ultimo appassionato
bacio che l'estate - una spettacolare estate - ci vuole regalare. Noci e
giuggiole. Si, soprattutto mi gusto le giuggiole. Bisarno è ricco di giuggioli
che riescono a crescere in questo suolo proprio bene. I giuggioli di solito sono complicati nel
loro iter di maturazione e sviluppo. Il giuggiolo è una pianta che proviene dalla “mia”
Siria e non si sa per quale motivo fosse molto frequente nelle case contadine
toscane: ci si faceva anche un liquore, il proverbiale brodo di giuggiole. Adesso è raro e appunto difficile da far attecchire. Qui invece prospera e ne
abbiamo tante nel campo attorno casa: una volta un vecchio signore a passeggio
lungo la via Colognolese si presentò e ci disse di non estirpare questi alberi pieni di
pruni e non troppo nobili per nessun motivo al mondo, "chè portano fortuna
le giuggiole". Più che altro sono proprio buone, lo chiosai io. Mi piacciono
perchè hanno il sapore del congedo delizioso alla bella stagione, perchè sembrano mela,
ciliegia e dattero (ah buoni i datteri) mischiati tutti assieme, perchè non si possono raccogliere -
avvizziscano e deperiscono in a short while - e quindi si devono mangiare
mentre si cogliono. Ogni giorno al mio rientro serotino ne mangio una ventina,
una trentina, sputazzo i nocciolini ormai con maestria nella scarpatina di
confine (magari ne nasceranno altri) e poi mi chiudo in casa, con pochissime
finestre aperte perchè ormai la sera la temperatura scende attorno ai 10 gradi
e anche il giorno superiamo a stento i 20 gradi. Senza tralasciare l’antonomastico
vento di Bisarno, che già spira con forzuta continuità. E in casa, a quanto
osservo e ho già raccontato, ci stanno bene anche gli animaletti. Intanto, abbiamo
tantissimi insetti dentro casa. Curioso, non li avevo troppo notati durante l'estate o forse ve ne erano davvero meno: mi
capita di alzarmi - per esempio stanotte per andare in bagno - accendere la luce
e osservare una fuga disperata dalla luce e dall'uomo di insetti di varie
foggie e dimensioni: non sono un entemologo ma davvero ve ne sono tanti. Per
adesso, ci conviviamo senza particolari problemi. Noi non accettiamo solo le zanzare, ma sarà il freddo,
almeno per loro, a fare quanto prima una bella selezione all’ingresso!
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