26 agosto 2017

Ulissismo

Sprecare il mio tempo: non lo sopporto più. Non l'ho mai accettato troppo ma ora che sono entrato nella quarta decade di vita trovo totalmente intollerabile fare cose che non mi piacciono e dalle quali non consegue niente. Mi prende il nervoso e non sono produttivo. Ci sono tanti aspetti del mio io su cui dovrei lavorare ma non questo: mi piace molto questo lato del mio carattere, apparentemente schivo e snobistico, che come un demone mi ha sempre insegnato a cercare l'emozione, a viaggiare indefesso ed essere curioso e aperto, a lasciare un segno, a leggere bulimico e onnivoro, a stare tanto solo con chi voglio e ancor di più con me stesso. A perseguire, con poche fidate persone, progetti e sfide complesse e a lungo termine, che proprio per la loro difficile esecuzione riescono a scuotermi da una sorta di spleen accidioso a cui tendo di indole. Per questo sono sempre stato rapito dal più bel canto dell'Inferno dantesco, il XXVI, quello di Ulisse, della "compagnia picciola" con la quale affronta il "folle volo" del viaggio verso l'ignoto perchè spinto dal demone della conoscenza: "fatti non foste a viver come bruti ma a perseguire virtute e canoscenza". Mi ci immedesimo e ritrovo nell'ulissismo, nel modus vivendi del "re delle tempeste", come lo definiva un ammaliato ed emule D'Annunzio. E grazie o per colpa di questo ambivalente demone, che mi sprona e possiede da circa venti anni, sono la persona che ho cercato di essere: non pigro di noluntas degli ignavi ma con le cicatrici, le ombre e le rughe dei viaggi da compiere.



21 agosto 2017

La cucina

Le 20 di una serata quasi settembrina, per colori e temperatura. Si è calmato anche il vento e stasera possiamo di nuovo mangiare all'aperto. Ho fame e i profumi che sento nell'aria accarezzano l'attesa. Laura sta cucinando e io ne intravedo le movenze felpate e sicure indaffarate a preparare un farro della Garfagnana con una ratatouille di verdure che ci hanno dato i nostri vicini dal loro orto. Una immagine molto viva, come se, qua fuori seduto nell'aia, osservassi un quadro animato, una macchia di colori cangianti, con Laura incorniciata dal portale ad arco e accanto a lei le forme della mia cucina dei sogni. Si, più passano i giorni e più sono, siamo stregati dalla nostra cucina, secondo me un capolavoro di linee semplici ed eleganti, cortesi e colorate, gentili e aggraziate disegnate dal nostro arredatore. Un po' del mio c'è - sono un committente con le idee chiare e i gusti ben precisi e con Cristiano, il designer, c'è proprio una comunanza di visioni - ma è soprattutto lui ad avere i meriti di questo progetto. Da tanto volevo dedicare un post alla cucina ed é arrivato il momento, sebbene manchi ancora il lampadario a caduta che andrà sopra il tavolo. Allora, la mia cucina. L'aspetto che più colpisce è la luce e l'osmosi con l'esterno. Il portale ad arco regala interazione con l'aia e illumina, insieme ad altre due finestre con le soglie in cotto storico, di una gentile e serena luce chiara, tutto l'ambiente. Il soffitto, a travi e correnti, è stato verniciato in bianco per esaltare ancor di più questa solare profondità e per dare maggiore slancio. Inoltre, sono belli, bellissimi di per sè. Tanta luce bianca calda quindi che va a baciare e riflettersi in elementi semplici e cromie archetipiche, come il cocciopesto aggregato con resina con cui è realizzato il pavimento: il cocciopesto resinato un po' ricorda i tradizionali pavimenti in piastrelle di cotto, un po' se ne allontana, introducendo un trattamento moderno di un materiale secolare quale l'argilla. Innovare senza tradire. I moduli della cucina sono in legno decapato bianco, cosi come il top in quarzo. Un altro elemento architettonico distintivo è la cantina-libreria-dispensa a giorn che è costruita in rovere biondo attorno a una finestrella. Nella cantina-libreria-dispensa trovano alloggio la nostra collezione di pubblicazioni enogastronomiche, fra cui il libro La Toscana di Ruffino ca va sans dire, delle mini cantinette per i vini pret à boire e diverse cassette di legno, prima per il vino e che adesso fungono da scatole dal sapore shabby e accolgono il pane, le verdure e alcuni elettrodomestici. La stessa finitura di rovere biondo della cantina-libreria-dispensa è riproposta nel sobrio tavolo in assi di legno che si trova al centro della stanza, esaltato nella sua bellezza essenziale da delle seggiole, riproduzioni di un celebre modello in stile Nordic. Il blocco cottura (induzione e forno a doppia camera), free standing, è in ghisa e acciaio e permette a Laura di togliersi tutti gli sfizi culinari. Il piano a induzione è sormontato da una spigolosa cappa in muratura di concezione tradizionale: se ne vedevano tante nelle fattorie contadine. Un altro elemento che unisce rottura e continuità e che presenta vividi cromatismi barocchi sono le ceramiche di Caltagirone del paraschizzi lungo il piano di lavoro: una greca multicolore che sembra quasi "firmare" e caratterizzare la nostra cucina. Infine, un particolare che sancisce l'universale, la gestalt di tutta la stanza, le stoviglie: per i piatti e per i vassoi abbiamo optato per un artigiano del Casentino che produce delle variopinte ceramiche, le stesse che avevo scelto per il libro La Toscana di Ruffino. Sono tenute a viste nel pensiero a giorno. La più suggestiva far queste ceramiche, una fruttiera arancione, domina il centrotavola. Il quadro complessivo afferisce a uno stile classificabile come country chic ma a me piace l'assunto che abbia elementi costitutivi che sono propri solo e soltanto di Bisarno, in site specific insomma, e che la rendono unica e non facilmente omologabile. Soprattutto a noi la nostra cucina piace tantissimo perché sa accogliere e mettere a proprio agio, perché sa unire la convivialità a una sobria e affettuosa bellezza. E grazie a questa cucina ci dilettiamo nella piacevole arte dell'accoglienza. Come una volta, per il gusto di stare insieme in buona compagnia, con tanto cibo e una, anche due bottiglie di vino, molto spesso di Chianti Ruffino nel nuovo fiasco, a voler creare un ponte con ciò che era la Toscana contadina dei nostri nonni che vivevano in case come questa, e il nostro presente più fortunato e meno difficoltoso e che si apre a nuove influenze pur avendo radici etiche, culturali e gastronomiche in quel mondo antico. Cena pronta: Laura ha quasi finito di cuocere il farro. Vado ad apparecchiare. Le bambine ciarlano dentro davanti alla TV e reclamano l'aperitivo (di solito un pomodoro a crudo o un pezzettino di formaggio per tamponare la fame). Nel mentre che scrivevo il sole é del tutto tramontato ed é quasi freddino. Eh si, "l'estate sta finendo" come cantavano i Righeira. Ma seduti fra le lastre dell'aia, indossando la felpa e scaldandosi con questo buon Chianti, penso proprio che riusciremo ad allungarla ancora un po'!

L'ingresso ad arco della cucina visto dall'aia

Entrando dalla sala

Sguardo verso la sala con le mappe vinicole




Un angolo della cucina, con fiaschi e caffettiera
Dall'ingresso verso acquaio e frigorifero
Dall'acquaio verso l'aia

Abitudini e consuetudini

Vivere Bisarno implica nuove abitudini. Ricordarsi dove abbiamo lasciato le chiavi. O al rientro in casa dove appoggiare i giubbotti. Lo stoccaggio della dispensa. Cosa lasciare in lavanderia. La gestione degli strumenti di lavoro in cucina: i più belli tenuti a vista e i necessari nascosti nei pensili. La casa è piuttosto grande e maciniamo passi visto che la memoria della nuova organizzazione è ancora fallace. Un giorno le abitudini conquistate si faranno grandi e le chiameremo consuetudini. Ci vorrà un anno, forse di più perché Bisarno è ancora parzialmente arredato e ogni volta che si creano nuove situazioni organizzative, figlie di un nuovo mobile o di uno spazio ricavato, queste spaginano tutta la nostra mappatura faticosamente tenuta a mente. Oggi siamo soli io e le bambine, è una classica giornata ventosa dove tutto svolazza. Ci siamo gustate un pranzo sano (caprese e insalata di rucola, carote e pomodori, ingentilita dall'aceto balsamico, semi di zucca, grana e olio), visti in DVD Ratatouille per esorcizzare il fatto che il topino prospera nè più nè meno di noi a Bisarno, disegnate mille fantasie ed esplorato la casa, come se fosse una casa vacanza. L'umore della ciurma è ottimo e conferma la piacevolezza di questo atipico agosto fra amici, vino, parenti, cene all'aperto, muratori e artigiani.


Il topino disegnato da me, come lo ricordo appena avvistato

Le Upupole a disegnare in sala