Due giorni dedicati all'aia, lo spazio antistante i due ingressi di Bisarno e storicamente dedicato alla battitura del grano, allo scorrazzamento più o meno libero degli animali da cortile e alla vita conviviale dei contadini, soprattutto durante la stagione estiva (col freddo invece il canto del fuoco diventava il luogo privilegiato dove raccontarsi storie prima di coricarsi).
Bisarno ha una antichissima aia lastricata ad opus incertum inerbita nelle fughe, gli spazi irregolari che si creano fra pietra e pietra. Opus incertum significa invece che l'aia era stata creata attraverso la posa di pietroni di grandezze diverse con una faccia liscia e l'altra conficcata e maritata nel suolo: un effetto finale bellissimo. Purtroppo però l'aia, dopo oltre due secoli di vita e due anni di lavori murari, necessitava di una ridefinizione, anche per gestire meglio i livelli fra Bisarno e il fienile, i due lati lunghi dell'aia, e per trasformarne una parte, circa la metà, in un prato dove far scorrazzare le bambine. L'obiettivo era ambizioso: togliere tutto il cantiere ammassato sopra (due betoniere, sacchi di cemento, sabbia, pietre e mattoni dalle murature, tegole e coppi avanzati dai rifacimento del tetto) e, una volta compiuto questo non banale sgombero, eradicare i lastroni conficcati nel suolo, per poter arrivare a un piano finito, in dislivello decrescente da Bisarno al fienile, e poter poi armare e gettare il cemento per dove é previsto il ripristino del lastricato e mettere del terriccio laddove si prevede un bel prato. La squadra prevedeva il mio vicino, con i suoi potenti mezzi meccanici e la sua eccezionale e invidiabile abilità nel manovrarli, oltre quattro valenti uomini di fatica. La giornata é stata anche divertente perché si é creato - cosa rara in cantiere ahimè - un bel clima generato anche dalla soddisfazione di essere riusciti a fare molto più di quanto si pensasse di poter fare in soli due giorni. Cronaca é che, dalle 7.50 di sabato mattina - imbracando le strutture più pesanti e trascinandole via, caricando di sassoni la pala della ruspa, scavando sotto le lastre con una benna dentata di uno scavatore per agevolare la loro rimozione, picconando a mano nelle fughe delle lastre più tignose per farsi un invito, stando sempre ben attenti a non rompere tubi e forassite, muovendo lastre secolari in gruppi di due/tre persone, nutrendoci di susine, acqua e birra - alle 12.20 di domenica pomeriggio l'aia di Bisarno é stata completamente aperta e disossata in attesa della sua nuova definizione: metà lastricata ma con fughe stuccate e non inerbite (e con sopra un fresco pergolato) e metà dedicata a un pratino (adesso e fino alla prossima stagione con un fondo terroso).
Ieri sera, una delle giornate più lunghe e luminose dell'anno - erano le 21 circa e il cielo era ancora azzurro - abbiamo fatto un sopralluogo familiare, facendo correre le bambine davanti l'aia liberata e abbiamo sentito, forse per la prima volta, davvero vicino il tempo del trasloco: massimo 15 giorni e, finalmente, inizierà questa nuova avventura della quale da quasi due anni mi sto facendo solitario carico.
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