14 gennaio 2016

"E ora?" - Si tira lo sciacquone!

Bisarno è stato abitato fino a pochi attimi prima del rogito. La vecchia mobilia è stata traslocata gradualmente dai precedenti inquilini, a rogito fatto. I giorni successivi l’acquisto, nei nostri primi sopralluoghi da proprietari, ci siamo mossi con cautela e circospezione, come se stessimo profanando qualcosa ancora non del tutto posseduto e solo in parte liberato. L’inverno umido e piovoso di questi giorni ha reso le visite quasi spettrali: la nebbia bassa che risale dal fiume, le stanze buie per le poche finestre, la fanghiglia tutt’attorno, gli ingressi pericolanti, il fienile che sembra un volto che ci urla contro.

Lo spleen di una giornata uggiosa. La casa, di spalle, pare sopita nascosta dalla nebbia.

"E ora?" è l'interrogativo di fronte a un'opera che mi appare titanica. Certo, si fosse ricchi un'impresa edile, un architetto a la page e in un anno, anche meno, avrei le chiavi della casa restaurata. Ma si fosse ricchi, e tanto non lo siamo, si perderebbero queste sensazioni che miscelano sì paura e incertezza ma anche voglia, eccitazione, sfida, carica. Meglio così. In fondo - mi convinco - il concetto dell'"homo faber sui" mi ha sempre affascinato: mi piacciono i Barry Lindon, i Batistuta e gli Ulisse. E quindi, in attesa dei lavori, il mio dubitando "E ora?" è stato sciolto nel costruire la "compagnia picciola" con cui fare il viaggio. E di quest sono molto contento: un geometra sveglio che sappia guidarci fra le maglie kafkiane della burocrazia e ferrato su tanti scibili, non ultimo architetture e restauri di antichi edifici, un artigiano capace di rispettare e di restituire a nuova vita le storiche murature, un architetto-arredatore talentuoso e ricco di idee sostenibili e in costante dialogo fra lo ieri, l'oggi e il domani di una casa di campagna, con cui avevamo già realizzato lo splendido recupero della mia casa attuale e che ho ricercato e ritrovato con grande piacere diversi anni dopo. Poi ci sono i babbi: affettuosi, curiosi, prudenti, utili, presenti che forniranno stimoli, spunti, consigli e, soprattutto, graditissima manovalanza d'autore sul cantiere (smurare, portare la colazione, riparare la carriola, tagliare qualche albero secco...). Il primo parto di cotanta combriccola è stato chiamare l'autospurgo e svuotare il pozzo nero. C'era un gran puzzo nella latrina e bisognava intervenire. Insomma, una catartica tirata di sciacquone a spazzar via gli "e ora?" e le paure. Adesso, anche l'aspetto del vecchio fienile appare meno sinistro! 


Il fienile che si affaccia sull'aia.


11 gennaio 2016

15 maggio 2017

La nascita della nostra seconda bambina ("eh sì, serve più spazio") mi ha dato la scusa per provare un "folle volo" che  da anni stavo tramando e che mi avrebbe permesso di incarnare le mie passioni più latenti - la storia, l'architettura, il design, l'amore per le mie radici - oltre a scrollarmi di dosso una certa tendenza al bovarismo. E così, l'ultimo giorno del 2015, dopo un semestre di corteggiamento e una cocciuta trattativa soprattutto contro la prudente saggezza di alcuni accaniti recessi del mio io (e di chi mi sta più vicino), ho firmato l'atto notarile che ha sancito l'acquisizione della fattoria Bisarno, nel fondovalle della campagna toscana. Bisarno é una casa torre di origine medievale a crescita continua su cui ci sono innestati altri tre moduli che fino a qualche decennio fa ha rappresentato la dimora dignitosa e autosufficiente di una o più famiglie contadine. Il termine bisarno o visarno indica una biforcazione dell'Arno dove venivano costruite le gualchiere, edifici idraulici della battitura della lana. La mia casa pare fosse originariamente un edificio fortilizio del XIII secolo a difesa di una operosa gualchiera sottostante, di proprietà vescovile, riconfigurata poi in colonica durante la mezzadria, un sistema di organizzazione sociale ed economico che per quasi settecento anni ha connotato la vita di campagna e che anche la mia famiglia - i miei nonni da giovani - hanno esperito sulla propria pelle contadina. Le condizioni di Bisarno oggi sono malandate - a dir poco! - ma anche la più incerta fra le pericolanti travi a vista dei soffitti, il camino fatiscente con la nicchia del forno a legna, il cotto vecchio di secoli nei pavimenti, i gibbosi muri a pietra di galestro e mattone, la ripida scala in pietra e poi in legno che sale la torre, l'aia a lastroni mangiata dalle erbacce, mi hanno fin dal primo giorno sedotto e ammaliato come le sirene di Ulisse, tanto per rimanere nell'eccitante storia dantesca del folle volo. Magari con un finale meno triste ma la medesima "canoscenza" acquisita! Il sogno è di restituire Bisarno a nuova vita entro il 15 maggio 2017, giorno in cui compirò 40 anni. 
Questo blog racconterà quindi i progressi che ci porteranno a realizzare (bene speremus) questo progetto. Soprattutto questo blog sarà anche un sussidiario delle tante storie personali e universali che hanno tratteggiato e definito nei secoli la vita della campagna toscana e la mia (seppur con un percorso più breve!): una storia principale - il restauro - e tanti piccoli spunti bucolici, ragionati e sentimentali.

Una recente foto del complesso.