25 febbraio 2017

I lombrichi.

Stamane, un sabato sereno ma prepotentemente rabido di vento freddo, una strana invasione a Bisarno: lombrichi. Lombrichi a centinaia. Non conosco le usanze e le caratteristiche di questo...a che categoria zoologica appartiene? Qualcosa che finisce in -pode? Fatto é che ieri é violentemente piovuto tutto il giorno, impregnando la terra. Stamani col ritrovato sole, i lombrichi sembravano pascolare, giocando a entrare e uscire dalla terra smossa e umida. Magari é indice di terreno fertile e in previsione di future colture la presenza di così tanti lombrichi é forse un buon segno. Mi ricordo quando ero piccolo del lombrico come la più efficace esca per la pesca: in negozio costavano molti soldini e io che mi indaffaravo in spesse vane ricerche fra i terricci delle campagne vicino casa. Trovarli era una festa perché significava poter pescare e divertirsi poi dopo. Per questo oggi toccare questi vermi non mi ha fatto schifo: incarnano un ben ricordo e buona fortuna. Le bambine non li hanno invece troppo graditi: ho mostrato loro uno di questi vermi, che fra le mie dita come suo solito si é allungato a dismisura. Schifate e inorridite si sono chiuse a chiave in macchina. Chissà se fra qualche mese nella loro nuova vita di campagna scopriranno un po' di panismo, un po' di approccio bucolico alla vita agreste che Bisarno ci imporrá: inevitabilmente dovranno confrontarsi con bestiole, animaletti, semine, raccolte, annaffiature, mani sporche...



Lombrico sporco.

Lombrico in elongatica fuga.


24 febbraio 2017

Gli occhi di Bisarno.

Laddove vi erano la stalla con le mangiatoie andremo a realizzare una grande e accogliente sala.
Uno spazio interno dove organizzare grueliche tavolate di amici e i parenti. Godersi un bel film tutti assieme. Qualche vittoria della Fiorentina (ma quando mai?). Imbastire delle lunghe chiaccherate piacevoli, magari coi bicchieri sempre pieni.
Questa sala, destinata alla convivialità più gustosa, avrà una caratteristica molto particolare: due occhioni spalancati e aperti verso l'esterno, due finestrone alte due metri e larghe poco meno di uno.
I lavori in questa stanza sono stati e saranno imponenti: nel post "Le mangiatoie scavate" raccontavo di quanto abbiamo dovuto scavare per rifondare i pavimenti. Le stesse finestre beneficeranno di imponenti modifiche: una delle due per un certo periodo è stata una porta di ingresso, ma originariamente, come comprovato da cicatrici emerse una volta tolti gli intonaci, costituiva la gemella dell'altra. Le tipiche porte carraie - quelle ampie con gli archi attraversate dai carri - si trovavano a sinistra e a destra di queste due finestrone: quella a destra era già stata tamponata al momento dell'addizione di un nuovo modulo murario e della scala di salita al primo piano; quella a sinistra, che si trova nella stanza che diverrà la cucina, verrà invece ripristinata con l'obiettivo di esaltare una forte osmosi con l'aia.
Il restauro di queste due finestre procede piuttosto bene: ci vuole pazienza, il lavoro è delicato e necessita molta cura e labor limae, ma l'impatto estetico è e sarà di grande suggestione!

La spalla muraria che chiude l'apertura dell'ex ingresso.

Lo sguardo dal dentro sulle finestre durante il recupero.


Dettaglio su una mazzetta portante.


22 febbraio 2017

Un fiorito incanto bianco.


Il clip qua sopra mi ha sempre stregato: è una delle scene di un film splendido, "American Beauty", una riflessione non banale sulle bellezza delle cose.
Questa sera in arrivo al sopralluogo serale di Bisarno, dove ancora una fioca luce quasi primaverile resisteva all'incipiente vespero, ho avuto il piacere di osservare la prima fioritura dell'albero di susino che dall'aia ci osserva ormai da qualche stagione indaffararci nella ristrutturazione. 
Un fiorito incanto bianco incastonato fra un caduco spiraglio di luce e le architetture del tempo.  
Infatti il fiore, sparuto fra i rami ancora spogli e tante gemme pronte a schiudersi - alle sue spalle le severe murature di Bisarno e sullo sfondo il cielo quasi blu del tramonto ormai in arrivo - mi ha regalato un senso di bellezza fragile e malinconica. 
Inseguire il bello è una delle mie ossessioni e intravederlo in questo saluto della natura mi restituisce un agognato senso di pace e serenità, seppur spesso effimero. Come una fioritura appunto. 
Ed é come se tutta la pars denstruens, i lavori di demolizione, i problemi burocratici, il lungo inverno e il freddo umido, la poche luce e i colori grigi, fino a questo strano tramonto fiorito dominanti e incombenti, fossero davvero al loro crepuscolo e si intravedesse in lontananza, speranzosa, baluginosa, vera, succosa di piacere, l'alba della pars construens. Il viaggio ha davvero superato la sua metà.


Il fiorito incanto bianco: il primo fiore del susino.