3 febbraio 2017

Una incoraggiante carezza del caso.

Serata a trois con le bambine mentre la mamma é fuori a mangiare sushi con le amiche. Io e le donnine di casa ci siamo squadrati con sguardi fra il rassegnato e l'inevitabile e abbiamo concertato un non belligerante piano di azione per una mutua e tutto sommato piacevole sopravvivenza. La nonna ha sostentato con un provvidenziale quanto clamorosamente buono baccalà alla fiorentina, in cui le patate si sono sfatte di sugo e sapore. Ce lo siamo contesi. Prima avevo imbonito il clima andando a comprare una vaschetta di gelato da gustarsi dopo cena, "se farete le brave": fondente, buontalenti, semifreddo al marron glacé e pistacchio. Fra il baccalà e il gelato, ci siamo sgranocchiati delle noci. Tutto terminato a tavola, anche le 4 fette di pane fresco e croccante a corredo del baccalà. Un breve dopocena a guardare la registrazione di Masterchef e poi a dormire, dove me la sono cavata, concluse le lunghe procedure di impigiamenti (maledetta tutina tentacolare) e lavaggi vari, con una lettura di un libro che descriveva un passero che fa amicizia con uno spaventapasseri, malgrado tutti gli altri passeri gli sconsigliassero di avvicinarsi: una storia di integrazione piuttosto attuale, malgrado il libro avesse ancora il prezzo in lire. Si sono addormentate con la mia mano stretta in quella della grande, l'altra in quella della piccola che mi si era approcionata in collo.
Dedicarmi alle bambine ha concluso una giornata e una settimana molto diversificata e letteralmente volata via. É proseguita la mia convalescenza "armata", affrontata da ogni punto di vista per cercare di trasformare e ridefinire questo periodo con miglioramenti e slanci propositivi - anche ginnici! - e non più o non solo (eliminarli credo mi sarà impossibile) fra sterili piagnistei. Ci vorrà pazienza. La famiglia prospera e costituirà sempre più il mio serbatoio energetico e il mio scrigno di felicità, da trarre anche semplicemente dedicandomici di più e allontanandomi dai miei involuti pensieri egoriferiti. Intanto, molto del mio tempo, tantissime delle mie energie, troppi dei miei soldini, sono dedicati a Bisarno. Bisarno state of mind. Entro fine maggio ci trasferiamo e vorrei arrivarci con quanto più possibile ristrutturato. Intanto, il 31 gennaio scorso abbiamo firmato il preliminare di vendita della adorata splendida casetta dove viviamo adesso e che mai avremmo pensato di vendere. Esattamente 10 anni dopo dal 31 gennaio 2007, data di quando noi facemmo il nostro preliminare d'acquisto. Una incoraggiante carezza del caso. Verrà a viverci una splendida giovane famiglia. Siamo molto contenti di questo passaggio e speravamo proprio in una tale definizione: rivediamo in loro i nostri slanci, le nostre emozioni e gli stessi entusiasmi di noi dieci anni fa, quando ci innamorammo di queste deliziose quattro mura dalla lunga storia un po' da rispolverare, e siamo certi che loro ameranno quanto noi la casa che si sono scelti. Tuttavia per noi é stato anche un piccolo trauma - inutile sottolineare quanto siamo e saremo legati a questa casa - ma adesso dobbiamo guardare avanti. É scelta senziente e voluta quella di Bisarno. No regrets e testa avanti e concentrata! Il futuro dei quarant'anni (io a maggio, lei ad agosto, con questo 7 che ci accompagna, noi entrambi leve del 77) é ormai prossimo e una nuova stagione della vita, quella di "mezzo" avrebbe detto Dante, sta per iniziare. 

1 febbraio 2017

La scala (di Escher).

Questi giorni di lavoro, dove la pioggia umida si è sostituita al vento gelido, hanno creato qualche nervosismo, difficoltà, dubbi e stasi operative ma già da oggi possiamo salutare la ridefinizione della scala di connessione fra il piano terra e il primo piano, la famosa scala in pietra di Bisarno.
Non è stato un lavoro facile: siamo stati costretti a demolire la scala in pietra, molto ripida e con i gradoni in pietra ormai lisi. L'abbiamo rifatta su un "disegno mai disegnato" spiegato e rispiegato, cambiato e ricambiato, in un consesso di ipotesi, opinioni, pareri, proporzioni che mi ha fatto perdere la prospettiva ipnotizzandomi in un concetto di scala infinita come nei disegni dell'artista Escher e nelle teorie di Penrose.




Alla fine, eccola qua sotto. Sedute di 27 centimetri, alzate intorno ai 20. Si è guadagnato abbastanza sulla seduta, l'alzata più o meno è quella di prima. Le scale, in fondo, hanno avuto la necessità di una deviazione "a ventaglio". Non ci saranno più le due bocche di accesso come prima, ma vi sarà solo un accesso, una salita, dal lato dalla sala. L'idea è di rivestirle in resina chiara e di mantenere le pareti verticali a vista, in pietra e mattone.





E i vecchi, splendidi gradoni che una volta e per secoli hanno permesso il passaggio interno a Bisarno? Rivivranno, altrove. Nei gradini che collegheranno i vari livelli nel campo. O nel lastricato dell'aia. O nei davanzali di alcune finestre recuperate. In pieno stile Bisarno.