24 giugno 2017

La Toscana di Francesco. Meno dieci.


Cielo plumbeo. Bisarno visto da Bisarno 2.

Cielo plumbeo e umido. Un altro sabato a ripulire l'aia e a tappare i buchi fatti per le fosse e le cisterne. Altri sassi portati via. Io, vestito da muratore tedesco (ho i calzini di spugna tenuti su e pantaloncini corti) mi sto dedicando a fare un po' di pulizia - riempiendo sacchi neri su sacchi neri - per dare un senso alla mia presenza in cantiere, senza dimenticare il mio ruolo da cronista animando il gruppo WhatsApp Bisarno Murature con la fotocronaca dei lavori. Attorno altri operai nei campi limitrofi stanno creando suggestive rotoballe mentre i vigneti più in lontananza verdeggiano assetati attorno alla torre della Pievecchia. 
La mattina è cominciata presto, prestissimo e alle 8.30 abbiamo goduto il piacere di una pausa-colazione nell'aia della fattoria leopoldina qui accanto, con pane sciocco, un prosciutto del Casentino saporito e ben tirato, una finocchioncina e del vinello ruspante. "Niente di più bello" - ha asserito il mio vicino, proprietario della casa, persona con cui ho grande intesa e che sta dipingendo, con le sue ruspe, gli spazi esterni di casa mia. Io sono proprio d'accordo con lui: semplicità, convivialità, piacere di godersi un momento di pausa con gusto e in serenità con attenzione al bello delle piccole e grandi cose che ci circondano. Come in un romanzo di Murakami si intersecano tante realtà nella mia vita di corsa di questi ultimi mesi. Mi sembra quasi che le atmosfere che ho descritto nel libro "La Toscana di Ruffino" mi abbiano abbracciato e da carta siano diventate vere. Vivo gli stessi stilemi che poi per lavoro devo raccontare come responsabile comunicazione Ruffino (la semplicità della vita di campagna, il gusto di stare insieme). Ho avuto la fortuna di vivere una casa al mare in Maremma che  ha un pergolato odoroso di sole e luminoso di rosmarino e cicale e che mi ha fatto pensare moltissimo. Questo blog è al contempo autobiografico e corale, fango e poesia, abbecedario della vita di campagna e bestiario di un restauro lungo, teso e complicatissimo.
Sí: Bisarno si è proiettata oltre la sua aia e mi ha magnetizzato la vita. Semplicità, piacevolezza, familiarità e affetti, progettualità, gusto, autodeterminazione. Tutto si è intrecciato in questi quasi ultimi due anni. È come se ci fosse stata una trama predefinita scritta da altri che pian pianino, a dieci giorni dal previsto primo giorno a Bisarno, si sta svelando mentre la vivo in affannosa corsa verso - speriamo! - un agognato e desiderato lieto fine. Una fine che poi altro non sarà che la prima pagina di una nuova storia. 

Grandi lavori a coprire le fosse biologiche.

Resina

Un bella foto di Bisarno dal campo limitrofo.
Sotto un cielo pallido e rorido d'afa di fine giugno e mentre il campo di grano è stato pettinato con suggestive rotoballe che regalano nuovi sfondi agresti alla casa, a Bisarno si è cominciato a resinare. Blandamente da lunedì, a buoni ritmi da martedì. A pieno regime da venerdì. Intanto io sono tornato dalla Francia dal Vinexpo, il caldo morde e ho spostato il mio cuscino verso casa dei suoceri, in attesa di ripartire per Bruxelles e poi, finalmente, trasferirsi i primissimi di luglio in quel di Bisarno, se tutti faranno i bravi. Anche a lume di candela, se saremo rimasti indietro con la parte elettrica: sarà tutto più romantico.


Il fondo, il primo strato della resina.
Altra immagine del fondo cementizio.





Lavorazioni del primo piano (resina beige).

Lavorazioni sempre al primo piano.

Lavorazioni al piano terra (cocciopesto).
Lavorazioni al piano terra.
Lavorazioni al piano terra.



21 giugno 2017

Il bianco soffitto della cucina.

Il soffitto della cucina lo abbiamo dipinto in bianco. Una anomalia rispetto agli altri soffitti della casa: si è creato un effetto un po' shabby chic un po' country nordic di grande impatto e comunque non atipico (poteva succedere che i contadini dipingessero di bianco i loro soffitti) che credo troverà ancora più definizione con il montaggio della cucina la prossima settimana.


Il bellissimo soffitto virato al bianco della cucina.

Dettagli.

Altro dettaglio.

Ancora il soffitto da un'altra angolazione.


20 giugno 2017

Bisarno aia aperta

Due giorni dedicati all'aia, lo spazio antistante i due ingressi di Bisarno e storicamente dedicato alla battitura del grano, allo scorrazzamento più o meno libero degli animali da cortile e alla vita conviviale dei contadini, soprattutto durante la stagione estiva (col freddo invece il canto del fuoco diventava il luogo privilegiato dove raccontarsi storie prima di coricarsi).
Bisarno ha una antichissima aia lastricata ad opus incertum inerbita nelle fughe, gli spazi irregolari che si creano fra pietra e pietra. Opus incertum significa invece che l'aia era stata creata attraverso la posa di pietroni di grandezze diverse con una faccia liscia e l'altra conficcata e maritata nel suolo: un effetto finale bellissimo. Purtroppo però l'aia, dopo oltre due secoli di vita e due anni di lavori murari, necessitava di una ridefinizione, anche per gestire meglio i livelli fra Bisarno e il fienile, i due lati lunghi dell'aia, e per trasformarne una parte, circa la metà, in un prato dove far scorrazzare le bambine. L'obiettivo era ambizioso: togliere tutto il cantiere ammassato sopra (due betoniere, sacchi di cemento, sabbia, pietre e mattoni dalle murature, tegole e coppi avanzati dai rifacimento del tetto) e, una volta compiuto questo non banale sgombero, eradicare i lastroni conficcati nel suolo, per poter arrivare a un piano finito, in dislivello decrescente da Bisarno al fienile, e poter poi armare e gettare il cemento per dove é previsto il ripristino del lastricato e mettere del terriccio laddove si prevede un bel prato. La squadra prevedeva il mio vicino, con i suoi potenti mezzi meccanici e la sua eccezionale e invidiabile abilità nel manovrarli, oltre quattro valenti uomini di fatica. La giornata é stata anche divertente perché si é creato - cosa rara in cantiere ahimè - un bel clima generato anche dalla soddisfazione di essere riusciti a fare molto più di quanto si pensasse di poter fare in soli due giorni. Cronaca é che, dalle 7.50 di sabato mattina - imbracando le strutture più pesanti e trascinandole via, caricando di sassoni la pala della ruspa, scavando sotto le lastre con una benna dentata di uno scavatore per agevolare la loro rimozione, picconando a mano nelle fughe delle lastre più tignose per farsi un invito, stando sempre ben attenti a non rompere tubi e forassite, muovendo lastre secolari in gruppi di due/tre persone, nutrendoci di susine, acqua e birra - alle 12.20 di domenica pomeriggio l'aia di Bisarno é stata completamente aperta e disossata in attesa della sua nuova definizione: metà lastricata ma con fughe stuccate e non inerbite (e con sopra un fresco pergolato) e metà dedicata a un pratino (adesso e fino alla prossima stagione con un fondo terroso). 
Ieri sera, una delle giornate più lunghe e luminose dell'anno - erano le 21 circa e il cielo era ancora azzurro - abbiamo fatto un sopralluogo familiare, facendo correre le bambine davanti l'aia liberata e abbiamo sentito, forse per la prima volta, davvero vicino il tempo del trasloco: massimo 15 giorni e, finalmente, inizierà questa nuova avventura della quale da quasi due anni mi sto facendo solitario carico. 

Demolizione del lastricato.

Fatica disumana: questo il risultato.

Gruppo di lavoro allegro dopo le fatiche.