9 aprile 2016

La Toscana di Ruffino, il libro.

Lunedì al Vinitaly un giorno davvero particolare per me: verrà presentato La Toscana di Ruffino, un libro che ho curato e scritto insieme ai miei amici Sandra Pilacchi, che ha scattato le fotografie e realizzato tutti i piatti (Sandra: ma quanto sei brava, diventata bravissima, cresciuta nel professionalizzare, nel saper comunicare la tua sensibilità fotografica?), Tommaso Pecchioli e Vincenzo Maccarrone, che hanno sviluppato l'architettura grafica e introdotto i capitoli con delle loro opere. Con Tommaso e Vincenzo sapevo di poter andare sul sicuro, così come quando nel 2007 - agli albori di Officina Grafica, io da poco arrivato in Ruffino (e non volevo sbagliare nulla) alzai il telefono deciso per proporre loro un primo lavoro perché, secondo me, dei talenti con la rara dote di complementarsi l'un l'altro, elevando il risultato finale. Non mi ero sbagliato.


La copertina: una porta dischiusa di un vecchio fienile.


Ci sono voluti quasi 18 mesi. Forse di più. Mi piaceva raccontare, per immagini e parole, i perché le nostre case in campagna hanno queste splendide architetture in galestro e mattoni, il desinare dalla nonna (il mercoledì se facevo il bravo era il giorno del cervello fritto!), le spensieratezze di una rara giornata di neve con una busta nera dell'immondizia a fare da slittino. Di Pontassieve, di Firenze e del Casentino, le mie terre. La merenda, il pane sciocco con burro acciughe, che mia nonna - sempre lei - si ammazzava a portarmi e che poi, finiva sempre così, la mangiava il mio amico, scorbutico, selvatico, con cui scendevamo a Sieve: io a pescare - lui a deridermi per la miseria delle mie catture (la presa per il culo toscana...). Le fiascaie e il fiasco e i giorni della vendemmia e poi dell'olio novo che pizzicava. Il pranzo della domenica nella stanza tenuta sempre chiusa a chiave dei nonni. Il non si butta via niente elevato a filosofia di vita e rispetto per un passato difficile. E poi la tavola, il cibo, i piatti come condivisione, il gusto nello stare insieme, semplice, non sovrastrutturato. Il gottino di vino. Fino ai giorni di oggi, col valore dell'amicizia ancora integro, le giornate al mare coi bambini, le scampagnate a raccogliere gli asparagi o gli stregoli o le castagne o delle semplici foglie in autunno per la ricerca dell'asilo della bambina. 

Una panzanella, nel pane sciocco e servita.



Un bel piatto per l'inverno, al caldo del camino.

Il mio capitolo preferito, forse...



Gli ultimi mesi, quando davvero era difficile mettere un punto, arrovellati dietro continue correzioni, involuti labor limae, nevrotici ripensamenti, é arrivato il Cucchiaio d'Argento e davvero la loro dolce professionalità, la loro spedita leggerezza mi ha ricordato lo "scoiattolo" Calvino: Stefano Caffarri e poi Alessandra Di Paolo ci hanno permesso di concludere l'opera, di darle un senso editoriale. Stefano poi ne ha scritto una bellissima e centrata introduzione e soprattutto la ha arricchita con una sessione tutta sua di ricette. Se il libro ha il marchio del Cucchiaio d'Argento e la distribuzione nelle librerie (e questo ci riempie di orgoglio) lo dobbiamo a loro, tanti del loro team, che si sono prodigati per La Toscana di Ruffino.


Una delle grandi ricette a firma Caffarri.


Ma un indugio nei ringraziamenti lo voglio fare per la mia azienda, Ruffino, che ci ha supportato e creduto (senza Ruffino il progetto non sarebbe stato niente), e sopratutto chi é la Ruffino, chi la incarna e rappresenta: i miei colleghi, in molti dei casi amici, che hanno letto i testi, proposto modifiche, viaggiato a fare foto con noi, curato gli allestimenti, spesso preparato i piatti (oh, tutti i piatti del libro sono veri, non finti, poi li abbiamo mangiati: non abbiamo mai ricorso a finzioni sceniche per lo scatto!), preso a cuore il tutto: e questo lo abbiamo sentito e apprezzato particolarmente, sia io che la Sandra. "Il gusto di stare insieme", il sottotitolo, é stato anche questo. Quando si dice fare gioco di squadra spesso si fa un esercizio di vuota retorica, questa volta no, e davvero ci sarebbe da citarli tutti: grazie! Spero di averlo già detto ed espresso, ma questo libro - ragazzi - ha beneficiato di tutti voi e tutti ne siamo stati contributori.


Colleghi e amici: Damiano ed Edoardo.

La copertina ritrae la porta di un fienile dischiusa, semi aperta, un invito a venire dentro il nostro mondo, fra le colline fiorentine, a gustare i nostri sapori e vivere, condividere, le nostre storie, un po' di nostalgie e aneddoti che dal nostro piccolo mondo antico (che é anche più bello, bellissimo, di quello del Fogazzaro: la bellezza dei nostri luoghi é unica, siamo davvero fortunati) da personali si sono fatte universali. 
Noi speriamo che riescano ad arrivare a voi, a emozionare come hanno emozionato noi e il sottoscritto.

Scusate per il post lungo che per altro sarebbe nato per raccontare un progetto che poi si é incastrato a questo, non dissimile, il restauro di una casa di campagna. Ci vediamo al Vinitaly, oppure a una delle presentazioni future del libro in luoghi, posti che incarnano lo spirito del libro: a Firenze a metà maggio, poi a Pontassieve ("il natio borgo selvaggio" così spesso ritratto nelle pagine), a Roma e Milano a giugno, Versilia e Argentario a luglio, poi Genova, Padova, Torino col Salone del Gusto entro l'autunno, infine a Vipiteno nelle prime settimane del 2017.

3 aprile 2016

Il verde del Bisarno.

Super giornata di disboscamento a Bisarno. Protagonista la motosega, strumento usato a oggi solo virtualmente nei sanguinari livelli di Doom, e il NonnoCiccio. Abbiamo ripulito (per quanto possibile) dai rovi, dalle ortiche e dai pruni, dall'incuria e dall'abbandono, la parte più meridionale dei campi che storicamente facevano parte delle particelle catastali della fattoria. Durante l'immersione "into the groove" sono emersi una munizione bellica della seconda guerra mondiale, una testa di capriolo, due cavallette vive in amore (che, sì, ho disturbato!), un bruco massimo, dei cipollotti selvatici profumatissimi e tante altre amenità.
L'obiettivo è razionalizzare le varie planimetrie e dislivelli su cui si è sviluppato Bisarno, sia negli immobili che nei campi afferenti. A monte si trova la colonica, il cui piano terra guarda - attraverso l'aia in pietra a opus incertum - l'ingresso del primo piano del fienile (quella della foto dell'header di questo blog). Fienile e porcilaia scivolano con la loro architettura in pendenza verso valle, in quello che era e tornerà a essere l'orto. Il campo poi compie un ulteriore declivio relativamente dolce verso il fiume, il sud, fino a trovare una brusca interruzione e, sotto un paio di metri, la strada sterrata che conduce a Bisarno 2. Dovremmo qui costruire anche un muro di contenimento che dal nostro lato interno conterrà il terreno, sull'altro sarà a vista sulla strada.
L'altro fossetto da riempire si trova sul lato orientale, dove anticamente correva una stradicciola, o forse un fiumiciattolo.
In queste due situazioni pareggeremo con la terra (dove manca) fino a far coincidere il livello con l'ingresso del piano terra del fienile. Questi lavori saranno piuttosto lunghi e complicati perché ci sono due dislivelli, che creano dei fossi, da riempire.
Infine, anche dall'altro lato della casa, il lato nord, dovremmo sbancare, ma qui solo un poco: dilavamenti e accumuli hanno alzato il terreno e mangiato la parte bassa della facciata della casa. Anche qui un muricciolo, o una siepe, comunque non altissimo, a monte, permetterà di contenere il livello superiore, quello del campo non di mia proprietà, e di evitare altri progressivi seppur lenti movimenti del terreno verso la casa.
Quindi, la nostra gestalt è mantenere il naturale scivolamento a fiume, ma razionalizzando il tutto su due macro livelli che dialogheranno con delle scalette interne. Chissà quando ma intanto abbiamo avuto una lettura su quello che vorremo fare e questo aiuterà tutti a lavorare con più focus e chiarezza!


La planimetria di Bisarno.