6 maggio 2017

Nè di qua nè di la

Nè di qua nè di là. In queste ultime settimane che precedano il trasferimento a Bisarno, o anche l'abbandono della casa di San Francesco, ormai quasi nuda, vivo sentimenti molto contrastanti: la malinconia, la voglia di strafare per finire in tempo, dei momenti di rabbia in cui mi sento sempre molto solo, talvolta anche un po' di tristezza, fortunatamente sempre a braccetto con la gioia e l'eccitazione di quello che potrà essere fra poco più di un mese: un nuovo percorso di vita, dove non cambiano gli interpreti e i protagonisti - anzi ne sono il perno attorno a cui ho azionato questa nostra piccola rivoluzione - ma senz'altro lo scenario principale
: non più una fruizione intima e raccolta come avevamo qui nella casa di San Francesco ma la partecipazione abitativa in un sistema aperto e condiviso complicato da ampi spazi esterni ricchi di flora e fauna e soggetto a un impegno di manutenzione che in via del Molino non era particolarmente gravoso. Si - fra i tanti sentimenti esperiti ho anche un po' di paura perché l Bisarno è stato un progetto mio, nel quale ho trascinato un po' tutti e soprattutto la mia famiglia. Per tenere tutti sereni e motivati ho dovuto attingere a tutte le mie energie mentali e al mio io più propositivo, testardo e conoscitivo, l'io ulissista col demone del lasciare una traccia di sè agli altri e di imprimere storie e scenari: "fatti non foste a viver come bruti ma a perseguir virtute e canoscenza". Sotto questa peculiarità caratteriale - sono fragile quanto risoluto, introspettivo ma anche ansioso di racconto (e mi torna bene per il mio lavoro!) - sono nati "La Toscana di Ruffino", il libro che è andato molto bene, mi ha fatto rivivere pagine del mio passato e conoscere persone splendide e che a breve andrà in ristampa (!) e anche questo blog che più che raccontare le peripezie del restauro - come si prefiggeva - è ormai una sorta di giornale intimo 2.0 ambientato fra la campagna toscana e le sfumature del mio io. Fuori intanto come previsto diluvia. Maggio bagnato per adesso e alle porte un viaggio di lavoro in Germania del nord. I semini comprati la scorsa settimana sono stati piantati questa mattina con le bambine prima che arrivasse la pioggia. Le ciliegie sono rosse ma non ancora mature. Adesso sono a pranzo. Attorno a noi scatole e chiodi senza più quadri e furori il rumore del bagnato. Risento i moccichi di questo tempo umido in attesa della calda estate. Nè di qua nè di la. 

4 maggio 2017

La primavera nelle intenzioni dei pennuti


Appollaiate sui fili del telefono che arrivano a Bisarno, festanti dentro le stanze ancora prive di finestre, le rondini allietano queste ore concitate di lavori e se ne fregano se ancora le temperature sono basse e ampi nuvoloni piovosi incombono in questo primo freddo fazzoletto di maggio: la primavera la fanno loro, non una ma tante e davvero graziose e ciarliere.    

30 aprile 2017

Due suppostoni ficcati nel suolo


I lavori fervono, scavi dei suppostoni visti dal basso.
"Certe feci non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano": una guzzantiana parodia di Venditti per raccontare questi giorni al Bisarno, dove gli sforzi sono stati concentrati a espletare la motilità delle nostre deiezioni, per alludere con il linguaggio alla Queneau a ciò che é stato fatto. Esatto: le fosse biologiche! Le giornate parevano belle ma ogni volta venivano sferzate da un freddo vento. Grazie al nostro vicino, valentissimo pilota di ruspe e scavatori, abbiamo potuto fare gli scavi e il tracciato necessario all'articolata nervatura fogniaria, muovendo all'uopo la tanta terra tufacea e galestrosa che nella parte bassa di Bisarno, immediatamente sotto l'aia, avvolge il porcile col suo trogolo e il fienile, fino a declinare verso un roveto e un pozzo abbandonato, prima di ritrovare la strada bianca che conduce alle altre fattorie, la fabbrica e il fiume. Nello specifico, é stato fatto un "bucone" per la fossa biologica con sgrassatore e il percolatore - due suppostoni ficcati nel suolo a tre metri di profondità -  a valle del fienile e lievemente in pendenza rispetto al piano terra dello stesso. Il fine di questo posizionamento è poter garantire (un giorno, chissà quale e chissà quando) un corretto scarico al bagno del fienile. Insomma, un fine settimana al solito stancante, con musi lunghi e stanchi, ma in cui dentro casa si é quasi finito il velo e la facciata esterna é quasi completata. Tanti piccoli seppur parziali conseguimenti, un po' di aria aperta, l'imminente arrivo di maggio (il mio mese, speriamo la sia anche questo), una condizione di salute lievemente meno peggio del solito, un po' di ginnastica in palestra, una bella biciclettata attorno casa con le bambine, tant'è che nelle ultime ore ho riassaporato il piacere di quanto mi sta accadendo in questi mesi di rivoluzione, una rivoluzione che ho voluto e sto guidando com tutta la mia passione e la massima concentrazione ma che ultimamente mi aveva eroso e prosciugato i miei soliti entusiasmi esistenziali: insomma, ho gustato lentamente, dopo mesi di inappetenza, un profumato e appetitoso amuse-bouche di quello che, incastrati tanti se e risolti molti ma, potrà essere la mia vita da quarantenne e la nostra nuova vita. Non a caso oggi, per baloccarmi e poco più, durante una atipica spesa domenicale in una gigantesca e affollata Coop, ho comprato dei semi: pomodoro, peperoncino e carote e gli strumenti per piantare. Non mi hanno però fornito le istruzioni. Vediamo di raccoglierne qualche frutto in tarda estate!

Chi fa e chi osserva...